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Se pensiamo che il vino è solitamente prodotto in luoghi meravigliosi e ricchi di storia, ha sicuramente senso degustarlo in luoghi altrettanto belli e storici. E se la location è all’altezza della vigna ci sono buone possibilità di avvicinarsi al sentimento del sublime. Ma se si è troppo sensibili al bello (e al buono…), il pericolo è quello di provare la famosa Sindrome di Stendhal. Parliamo di quella vertigine che colpisce alcune persone al cospetto di opere d’arte di incredibile bellezza. La stessa vertigine che provò Stendhal nel 1817 a Firenze uscendo dalla Basilica di Santa Croce.

E domenica 21 maggio non è escluso che qualcuno dei 1.200 partecipanti all’evento Vino e Arte che passione abbia provato lo stesso capogiro. Potrebbe essere successo degustando un Castello del Terriccio 2004 mentre si contemplava L’Aurora di Guido Reni. O magari ammirando I Trionfi di Antonio Tempesta con in mano un calice di Brut d’Antan 2005. Fortunatamente noi Vinomadi siamo usciti indenni da questa sovraesposizione al bello. Certo, non possiamo dire lo stesso della sovraesposizione all’alcol, ma questa è un’altra storia…

Resta il fatto che il format proposto da Ct Consulting è vincente e lo dimostra il successo di pubblico di questa seconda edizione. Ad ospitarla, il Casino dell’Aurora di palazzo Pallavicini, vero e proprio gioiello del barocco romano del XVII secolo. Commissionato dal cardinale Scipione Borghese all’architetto fiammingo Giovanni Vasanzio, si trova sul colle del Quirinale dove un tempo sorgevano le imponenti Terme di Costantino.

Oltre 50 i produttori presenti (più il consorzio Trentodoc) disposti in banchi d’assaggio nel bellissimo giardino pensile. Le sale del Casino hanno invece magnificamente ospitato otto degustazioni guidate da Paolo Lauciani e Massimo Billetto. Noi abbiamo avuto il piacere di assistere a quelle dedicate alle aziende La Scolca, Rivera e Paolo e Noemia d’Amico.

La Scolca ha proposto 3 etichette a base di uva Cortese: il Gavi dei Gavi Etichetta Nera nella sua versione 2016, il Gavi dei Gavi d’Antan 2005 e il meraviglioso Brut d’Antan 2005. Rivera ha invece presentato una mini verticale de Il Falcone (70% Nero di Troia, 30% Montepulciano) con le annate 2011, 1999 e l’immensa 1995. Sorprendenti i vini di Paolo e Noemia d’Amico che hanno portato in degustazione due Chardonnay (Calanchi di Vaiano 2015 e il buonissimo Falesia 2015) e un Pinot Nero (Notturno dei Calanchi 2013).

Tra i banchi d’assaggio non ci siamo fatti mancare una lunga sosta presso il Consorzio del Trentodoc. Molte le etichette disponibili tra le quali spiccavano i noti Letrari Brut Riserva 2010 (60% Chardonnay, 40% Pinot Nero), Ferrari Maximum Brut (100% Chardonnay, 36 mesi sui lieviti), Maso Martis Brut (70% Chardonnay, 30% Pinot Nero, 24 mesi sui lieviti) e Abate Nero Domini Brut 2010 (100% Chardonnay). Da segnalare anche la Cantina Sociale di Trento con il suo Zell (100% Chardonnay, 28 mesi sui lieviti).

Rimanendo sulle bollicine, molto interessante l’Oltrepò Pavese Vincenzo Comi Brut 2008 dell’azienda Travaglino (85%Pinot Nero, 15% Chardonnay). Fantastico anche il loro Riesling Campo della Fojada 2013 con la sua nota di idrocarburi abbinata al bergamotto. Proseguendo sui bianchi, non si può non segnalare il Gewurztraminer Turmhof di Tiefenbrunner, un vino dalla persistenza infinita. Paradigmatico il Soave Vintage Edition 2015 di Bertani, un classico che non muore mai.

Tra i rossi una menzione d’onore va all’azienda Castello del Tericcio che ha portato l’artiglieria pesante proponendo un Castello del Terriccio 2004 (Syrah 50%, Petit-Verdot 25%) emozionante. Ottimo anche il Lessona San Sebastiano Allo Zoppo 2009 (85% Nebbiolo, 15% Vespolina) di Tenute Sella. La nostra giornata non poteva che chiudersi allo stand Nonino con un cocktail a base di grappa: il Nonino Tonic.

Usciti da Palazzo Pallavicini ci siamo fermati sotto la Fontana dei Dioscuri in una Piazza del Quirinale deserta. E guardando il cielo infuocato da un sole ormai tramontato abbiamo pensato a tutti quei romani che ogni giorno si lamentano della propria città. Noi Vinomadi li capiamo, ma quando Roma “manna li mejo grilli pe’ fa cri cri” non ce n’è per nessuno.

I migliori assaggi

Soldati La Scolca Brut d’Antan 2005
100% Cortese – Gr. 12,5%
La Scolca, azienda che si appresta a festeggiare i 100 anni di attività, sorge a Gavi (Al). Siamo nella zona del Cortese, vitigno che ha fatto la storia di queste terre riuscendo ad affermarsi come uno dei più nobili. Dopo un periodo di appannamento, oggi ha recuperato il suo prestigio anche grazie al lavoro della famiglia Soldati e in particolare di Giorgio, che lo ha proposto in versione Metodo Classico, e di sua figlia Chiara. La degustazione – Giallo dorato brillante con perlage fine e persistente. Naso ricco che propone note di miele millefiori, pesca gialla matura, piccola pasticceria, zucchero vanigliato, agrumi canditi, nocciole tostate, zenzero e pasta di mandorle. La bocca è golosa con il suo ingresso morbido e cremoso seguito da abbondante freschezza e sapidità. Lunghissimo il finale in cui ritorna la nocciola. Almeno 10 anni sui lieviti. Un capolavoro del barocco che affascina e seduce.

Bertani Soave Vintage Edition 2015
100% Graganega – Gr. 12,5%
Nata nel 1857, Bertani oggi è di proprietà del gruppo Angelini e possiede 200 ettari di vigne distribuiti tra la zona di Soave, il Lago di Garda e la Valpolicella. Le vigne di Garganega sono impiantate in zona collinare su terreni calcareo-argillosi. Per fare questo vino il 60% delle uve viene vendemmiato tardivamente e poi vinificato in rosso con macerazione sulle bucce di 2 settimane. La degustazione – Giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso apre con note di salvia abbinate a pesca gialla matura, agrumi e frutta secca. Resta sullo sfondo un piacevole ricordo di fiori gialli. Bocca caratterizzata da abbondante freschezza e sapidità. Poi una piacevole nota glicerica riporta il sorso in equilibrio. Molto lungo il finale in cui tornano le erbe aromatiche e gli agrumi. Affina in vasche di cemento vetrificato. Un grande classico italiano.

Paolo e Noemia d’Amico Falesia 2015
100% Chardonnay – Gr. 14%
Paolo e Noemia d’Amico hanno iniziato la loro avventura nel 1985 a Vaiano, nel cuore della Tuscia. Siamo tra i “Calanchi”, zona nell’alta valle del Tevere posta a pochi chilometri dal borgo di Civita di Bagnoregio. Per entrambi il vino è una tradizione di famiglia e nel 1985 hanno deciso di realizzare il loro sogno fondando questa azienda che oggi conta 25 ettari vitati. La degustazione – Giallo dorato. Al naso apre con seducenti note di spezie dolci abbinate a frutta tropicale, miele, fieno, frutta secca, pompelmo rosa e fiori gialli. Piacevole il sottofondo salmastro. Bocca con attacco morbido seguito da abbondante freschezza. Quasi salato il lunghissimo finale che propone note ammandorlate. 10 mesi in barrique di primo, secondo e terzo passaggio. La Borgogna nel Lazio.

Travaglino Campo della Fojada Riesling Riserva 2013
100% Riesling renano – Gr. 13%
L’Oltrepò Pavese offre sempre delle belle sorprese. E’ il caso della storica azienda Travaglino, nata nel 1868 sulle colline di Casteggio dove possiede 80 ettari di vigneti su terreni argilloso-calcarei ricchi di marne. A guidare l’azienda da tre anni a questa parte è Cristina Cerri Comi che, tra le altre cose, ha avviato una proficua collaborazione con l’enologo Donato Lanati e il suo centro di Ricerche Enosis Meraviglia. La degustazione – Giallo dosato brillante. Naso che apre con note di idrocarburi abbinate a sentori di bergamotto, cedro, pesca, fiori bianchi, fieno e frutta secca. In bocca è equilibrato grazie alla spalla fresco-sapida sorretta da buona struttura, calore e morbidezza. Finale molto persistente. 6 mesi in acciaio sui lieviti. Alla cieca ci si divertirebbe.

Tiefenbrunner Turmhof Gewurztraminer
100% Gewurztraminer – Gr. 15%
Storica famiglia del vino altoatesina, i Tiefenbrunner coltivano 25 ettari di vigne nella zona di Cortaccia (Bz). I terreni sono di matrice calcareo argillosa e vanno dai 250 ai 1.000 metri di altezza. Ciò che stupisce dell’azienda è l’alta qualità media della produzione che comunque raggiunge il ragguardevole numero di 800 mila bottiglie grazie alle uve provenienti da altri 45 ettari in affitto. La degustazione – Giallo dorato luminoso. Naso ampio che propone chiari sentori di rosa canina abbinati a frutta tropicale, agrumi, mandorla, miele, erbe aromatiche e zenzero candito. In bocca è inizialmente denso e morbido. Poi entra in gioco una piacevole freschezza ad introdurre una lunga scia sapida. Persistenza infinita e finale di estrema coerenza. 6 mesi in acciaio sui lieviti. Sei mesi in acciaio sui lieviti. Persistenza da record.

Tenute Sella Lessona San Sebastiano Allo Zoppo 2009
85% Nebbiolo, 15% Vespolina – Gr. 13,5%
L’Alto Piemonte si sta via via scrollando di dosso l’etichetta di “fratello povero” delle Langhe. Questo anche grazie a produttori come Tenuta Sella, attiva dal lontano 1761 nel territorio di Lessona e del Bramaterra. I 17 ettari di proprietà presentano terreni costituiti da sabbie plioceniche di deposito marino. Questo vino nasce da piante con un’età media di 75 anni. La degustazione – Rosso rubino trasparente. Naso fine ed elegante che propone frutti di bosco, melograno, violetta e spezie dolci su un sottofondo vegetale. In bocca è molto fresco e delicatamente tannico. Piacevole il lungo finale sapido e fruttato. 24 mesi in botti da 25 hl e 12 mesi in tonneau. L’eleganza del nord.

Castello del Terriccio 2004
Syrah 50%, Petit-Verdot 25% – Gr. 14%
A Gian Annibale Rossi di Medelana va il merito di aver consacrato Castello del Terriccio alla ricerca della qualità assoluta. Fu lui, infatti, a puntare sui vitigni internazionali in un territorio in cui il Sangiovese non riusciva ad esprimersi al meglio. E’ così che sono nati vini come il Lupicaia e il Castello del Terriccio, oggi considerati tra i migliori vini italiani. La degustazione – Rosso granato. Naso raffinato che propone fiori di campo, erbe aromatiche, frutti di bosco, macchia mediterranea, tabacco e spezie dolci. Bocca da manuale offre grande freschezza e sapidità abbinate ad un tannino nobile. Lunghissimo il finale fruttato e balsamico. 24 mesi in tonneau. Nobile d’animo.

Rivera Castel del Monte Rosso Riserva Il Falcone 1995
70% Nero di Troia, 30% Montepulciano – Gr. 13%
cantina fondata nel 1950 dalla famiglia nelle campagne di Andria, vicino alla magnifica fortezza di Castel del Monte. Tra i vitigni valorizzati dall’azienda, c’è proprio il Nero di Troia che è alla base della denominazione Castel del Monte Rosso che nella sua versione riserva nel 2011 è diventata una docg. La degustazione – Rosso granato tendente all’aranciato. Naso evoluto ma vibrante che propone note di eucalipto, tamarindo, ruggine, confettura di frutti di bosco, erbe aromatiche e china. Bocca incredibilmente fresca e piacevolmente sapida. Tannino perfettamente integrato che introduce un ricordo di arancia sanguinella. Molto persistente. Solo cemento. Da far provare a chi dice che i vini del sud sono meno longevi.