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Roma, 22 ottobre – Osti & Posti d’Italia: Diego Sorba e Anselmo Bocchi

22 Ottobre 2018 21:00 - 23:00

€75

OSTI E POSTI D’ITALIA, dalle ore 21.00 di lunedì 22 Ottobre:
Parma incontra Roma, serata di trascendenze norcino-lambruschiane-barberiste…

L’ULTIMO DEI MOHICANI
Il più raro esemplare rimasto di “norcino” Parmense a spasso per Roma con il suo oste di fiducia

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I capolavori di Mastro Anselmo Bocchi (Fornovo Taro, PR), nascosti sotto il tabarro…

A. FÌNGHERFÙDD
– “gràss pìst” (lardo di maiale fresco battuto al coltello e aromatizzato con prezzemolo, aglio e scalogno)
– Parmigiano-Reggiano (stag. 34 mesi, da latte di sola Bruna Italiana – Soc. Agr. Valserena – Gainago, PR)

B. TAGLIO A MANO
– “strolghino” (piccolo salame fresco e dolce, fatto con sola carne di prosciutto, stag. 10 giorni ca.)
– salame tradizionale “Riserva TABARRO” (stag. 100-120 giorni)
– “cicciolata” fresca (impasto lessato e pressato di testa, lingua e ritagli di parti “meno nobili”, ciccioli e spezie)

C. DI SOLO MAIALE NERO BRADO
– “gola” (stag. 10 mesi) / salame “cacciatorino” / “fiocco” di spalla cruda (stag. 12 mesi) / coppa (stag. 12 mesi)

D. “JE SUIS L’EMPEREUR !”
– “culatello” di razza pesante padana (stag. 18 mesi)
– “culatello” di suino nero brado (stag. 21 mesi)

E. COTTI E FUMANTI *
– la “mariola” (= super-cotechino)
– il “prete” (= stinco anteriore cotto e insaccato nella cotenna)
* serviti con puré di patate e salsa rossa agrodolce

F. COLPO DI GRAZIA
– “_ _ L _ _ _ F _ _ _ T _” ( ???, burro, vino bianco, e padellone…)

BARBERA Otòbbor di Crocizia
LAMBRUSCO DI SORBARA Celeste + la Banda, Angol d’Amig con la presenza in carni ed ossi del produttore Marco Lanzotti!!!

“L’osteria è una bottega, una scuola, un incrocio, un foro. L’osteria è il luogo della parola dove nessuno è mai completamente solo; e nessuno è perduto finché ce ne sarà una aperta”.

[trascrizione da un’osteria di via Porta Pietra, in Verona]

C’era una volta l’Osteria, l’osteria l’è mòrta.

Fuori o dentro porta, di vicolo in borgo, addio per sempre carte, dadi, morra, canto, dialetto, tanfo, contrabbando, sovversione, gendarmi in borghese, carboneria, gente nei tabarri.

Verdi era nato alle Roncole, figlio d’un oste; Renzo Tramaglino ubriaco sulla via di Bergamo aveva maledetto – con piena ragione – la categoria; nel 1909 il Vate D’Annunzio firmava la Prefazione al primo vero vademecum delle osterie d’Italia (Hans Barth, Osteria – Guida spirituale delle osterie italiane da Verona a Capri); dal canto suo, tra le due guerre la città di Parma, solo all’interno della sua cinta muraria, ne contava ancora più di ottanta (Aldo Emanuelli, Le Osterie Parmigiane, 1924).

L’esistenza di un’osteria a un angolo di strada, nel cuore di una piazza secondaria o nello scuro di un porticato era fino a poco tempo fa data per scontata come quella di un macellaio o di un droghiere, riparatore di biciclette o sarto, salumiere o tipografo, ciabattino o pescivendolo.

Poi, qualche decennio fino al giorno d’oggi, e osterie kaputt.

“Il Sordo” se ne andò nell’89, Lino a metà anni ’90, fine della triste agonia – e fortunati noi, che siamo riusciti a svezzarci là dentro, per il rotto della cuffia.

Intanto, mentre il XX Secolo si chiude, cominciano ad aprire le enoteche, una dopo l’altra, compresi i “uàinbàr”.

E il tradimento dell’osteria è compiuto: dal tavolaccio bisunto alle patine lucide degli interni contemporanei, dall’anonimo fiasco ai bottiglioni-super con suffissi in “-aia”, dal vino come collante sociale e bevanda nazionale al vino come status symbol, facile specchio per turisti o bevitori inconsapevoli e, sopra e peggio di tutto, al servizio del gusto dei grandi mercati esteri e di qualsiasi nuova moda passeggera.

Per buona sorte, molti di noi di fronte ai piaceri del vino e della tavola non hanno mai smesso di darsi tempo e rallentare.
Per godere, in fondo, ci vuole coscienza, oltre all’indole naturale e alla giusta compagnia.

Sete, convivio, artigianato, trasversalità sociale, ospitalità sussistono ancora, ed è per questi fondamentali che il TABARRO ha un bel giorno deciso di manifestarsi.

Da allora (Dicembre 2005), tantissimo è stato viaggiato, ricercato, inseguito, desiderato, qui in Italia come all’estero.

Nella fresca cantina a volte, sotto il lastricato dell’antica Strada dei Genovesi (oggi Strada Luigi Carlo Farini), è stato messo a riposare o ha brevemente transitato il vino di molti piccoli produttori indipendenti intenzionati a esprimere con il loro operato, come atto di fedeltà e “mandato” morale, le particolarità – più spesso l’ “unicità” – dei rispettivi territori di origine.

Questo concorrere virtuoso di spirito, Natura e idee che regge il patto di fiducia e di speranza dell’Uomo nei confronti della Terra, l’esempio di questo folle amore secolare ci ricorda che, se svincolato dalla preoccupazione di “soddisfare il mercato”, il vino genuino, sostanza piena di vita e altissima espressione di cultura, storia e umanità, non ha bisogno di essere tramandato ai posteri con premi, gonfaloni e graduatorie, ma preferisce di gran lunga consumare il suo Tempo andando a imprimersi nella memoria di chi, con gioiosi slanci di condivisione o devota e silenziosa concentrazione, nel calore dell’amicizia quando non in francescana solitudine o profonda malinconia, perpetua l’ antico – semplicissimo – rito: lo beve.

E, bevendolo, offre, chiama, brinda, grida, spergiura, canta la Vita.

Costo della serata pantagruelica 75 € a persona.
Prenotazione necessaria.
E.: gaesaccoccio@rimessaroscioli.com
C.: 349 8757708

Dettagli

Data:
22 Ottobre 2018
Ora:
21:00 - 23:00
Prezzo:
€75
Tag Evento:
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Sito web:
https://www.facebook.com/events/1160500370769497/

Luogo

Rimessa Roscioli
Via del Conservatorio 58
Roma,
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