Seleziona una pagina

La rassegna dedicata ai vini naturali si conferma una delle più interessanti della capitale grazie al continuo lavoro di scouting dell’organizzatrice Tiziana Gallo.

Il 6 e 7 maggio le sale del Westin Excelsior di Via Veneto si sono aperte per ospitare una novantina di produttori naturali provenienti da tutta Italia. Con loro anche due graditissimi ospiti stranieri del calibro di Quentin Beaufort (nord della Borgogna/Champagne) e Molitor-Rosenkreuz (Mosella). Ad accomunare i vignaioli, oltre all’approccio artigianale/naturale, il fatto di essere rappresentati da Tiziana Gallo, titolare dell’omonima distribuzione di vini naturali fondata nel lontano 2005. Tra le tante etichette degustate noi vinomadi abbiamo individuato tre perle che vi andiamo a raccontare.

Ca’ dei Zago Spumante a Rifermentazione Spontanea Col Fondo Colli Trevigiani IGT 2021
Glera, Verdiso, Bianchetta e Perera – Gr. 11%

In un mondo di rifermentati tutta fuffa e zero sostanza Ca’ dei Zago riesce a rovesciare l’ordine degli elementi proponendo spumanti puliti ed eleganti, ma allo stesso tempo ricchi e materici. Siamo a San Pietro di Barbozza, Valdobbiadene, dove nel lontano 1924 Giuseppe Zago ha fondato l’omonima cantina che oggi può contare su 6,5 ettari di vigne con una produzione di 50 mila bottiglie. I nipoti Christian e Marika portano avanti la tradizione di famiglia proponendo spumanti col fondo in un contesto in cui la biodiversità la fa da padrona. Quindi al bando la monocoltura in favore di un’azienda agricola a tutto tondo dove anche gli animali hanno un ruolo fondamentale nel ricreare quell’equilibrio che l’agricoltura industriale mette a repentaglio. In campo si applicano i dettami della biodinamica mentre in cantina si lavora rispettando le fasi lunari sempre con l’obiettivo di valorizzare la materia prima che arriva dalla vigna. Il vino base nasce da una fermentazione spontanea in cemento mentre la seconda fermentazione in bottiglia è innescata dall’aggiunta di mosto di uve appassite. Il risultato è un vino paglierino con luminosi riflessi dorati e perlage fine e abbondante. Al naso si presenta con netti sentori gessosi e agrumati seguiti da mela golden, susina goccia d’oro e pera williams. Molto piacevole il sottofondo di fiori bianchi e piccola pasticceria. Il sorso è cremoso, decisamente fresco e dissetante. Il lungo e saporito finale ripropone tutti i profumi percepiti al naso lasciando con la voglia di trovare un buon motivo per brindare. Da notare anche la scelta stilistica molto sobria e retrò delle etichette, a dimostrazione del fatto che è possibile imbottigliare un rifermentato senza ricoprirlo con i soliti disegni di baffi, bilancieri, mangiafuoco e ballerine…

Tiezzi Brunello di Montalcino Vigna Soccorso DOCG 2017
Sangiovese 100% – Gr. 13,5%

Riccardo Paccagnini, antenato della famiglia Tiezzi, nel 1870 imbottigliava il primo vino con la scritta “Brunello” in etichetta. Quel vino nasceva proprio nella mitica Vigna Soccorso, cru di poco più di un ettaro che prende il nome dalla vicina chiesa dedicata alla Madonna del Soccorso, patrona di Montalcino. Siamo a 550 metri di altezza su terreni ricchi di limo e sabbia posti ad un tiro di schioppo dal centro del paese. Dopo alterne vicende familiari negli anni ’80 Enzo Tiezzi, consulente agronomico, enologo e già presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, decide di tornare a produrre vino in proprio acquistando 3 vigne differenti per un totale di 5,5 ettari. Vigna Soccorso torna così di proprietà della sua famiglia e l’obiettivo è da subito quello di produrre un vino all’altezza del suo glorioso passato. È così che, per limitare la produzione ma anche per una questione estetica, si decide di reimpiantare la vigna da tempo abbandonata ad alberello, affiancando la vite ad ulivi e piante di ogni tipo a ricreare un vero e proprio giardino delimitato dai muretti a secco che formano le terrazze. A presentare i vini al Westin Excelsior c’era la figlia di Enzo, Monica Tiezzi. Ci ha raccontato che la fermentazione spontanea avviene in tini troncoconici di rovere senza il controllo della temperatura. Poi il vino matura 44 mesi in botti di rovere da 10 a 40 hl. Nel bicchiere si presenta granata con unghia aranciata. Ampio ed elegante il naso che esordisce con sbuffi balsamici di eucalipto su un tappeto di spezie orientali. Poi buccia d’arancia, foglie di tabacco, bastoncino di liquirizia, piccoli frutti rossi in confettura e cannella. In bocca emoziona per la grande armonia con la componente alcolica assolutamente integrata che bilancia la grande freschezza in collaborazione con il tannino nobile. Lunghissimo e appagante il finale sapido in cui tornano i richiami balsamici e agrumati.

Luca Gungui Cannonau di Sardegna Berteru Riserva 2019
Cannonau 100% – Gr. 15%

Chiudiamo con il vino che ci ha emozionati più di tutti e che, come spesso è accaduto negli ultimi tempi, è un Cannonau di Mamoiada. Parliamo di un territorio unico in cui la condivisione dei saperi e la valorizzazione delle sue antiche tradizioni sono diventate un volano economico per un’intera comunità. Il merito va all’associazione Mamojà, nata nel 2015 per riunire i produttori della zona con l’intento di promuovere il Cannonau che da tempi immemori si produce tra queste colline poste nella Barbagia di Ollolai, in provincia di Nuoro. Tempo fa eravamo rimasti colpiti dai vini della cantina Teularju, nuovo progetto del presidente di Mamojà Francesco Sedilesu. Questa volta a sorprenderci è stato il vino di un altro socio, Luca Gungui, produttore in località Sas de Melas. Dopo essersi trasferito a Milano per lavoro, nel 2015 Luca torna a Momojada con l’idea di vinificare le uve provenienti dalla vigna di 1 ettaro di proprietà della sua famiglia dal lontano 1890. Oggi gli ettari sono diventati 4,5 con piante ad alberello poste tra i 600 e gli 800 mt slm su terreni composti da sabbia e disfacimento granitico. Il Berteru Riserva nasce da un appezzamento con alberelli di 70 anni e dopo una fermentazione spontanea con lunga macerazione matura 24 mesi in botti da 1000lt. Nel bicchiere si presenta con un bellissimo colore rosso rubino brillante e trasparente che sull’unghia vira sul granata. L’olfatto è un’esplosione di macchia mediterranea con mirto, ginepro e richiami balsamici. Poi liquirizia e fragoline di bosco sotto spirito, fiori secchi e spezie orientali. Il sorso è caldo e incredibilmente fresco, goloso e tannico. Il finale sapido è un tripudio di sensazioni e chiude con una lunghissima scia balsamica.