Siamo stati a Matelica nell’ambito del Wine Festival e abbiamo scoperto un territorio in grande fermento.
Per noi Vinomadi è sempre un piacere tornare nelle Marche, patria del vitigno a bacca bianca più importante della viticoltura italiana. A certificarlo sono gli innumerevoli premi assegnati ogni anno dalle varie guide nazionali e internazionali. E tra le due denominazioni marchigiane dedicate al Verdicchio, la più premiata in rapporto agli ettari vitati e al numero di bottiglie prodotte è sicuramente la DOC Verdicchio di Matelica. Questo è un dato molto significativo, soprattutto per chi considera Matelica come la “sorella minore” dei Castelli di Jesi. Concetto che in realtà può funzionare solamente se consideriamo i numeri: sono, infatti, appena 300 gli ettari vitati e 1,8 milioni le bottiglie prodotte ogni anno a Matelica a fronte di 2.000 ettari di vigne e 18 milioni di bottiglie prodotte nella DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi
L’Associazione Produttori del Verdicchio di Matelica
Parliamo, quindi, di una piccola realtà ben rappresentata dall’Associazione Produttori del Verdicchio di Matelica che riunisce la maggior parte delle cantine del territorio (Belisario, Bisci, Borgo Paglianetto, Casalucciola, Cavalieri, Colpaola, Gagliardi, Gatti, Lamelia, Maraviglia, Provima, Tenuta Grimaldi, Tenuta Piano di Rustano, Vigneto Fernando Alberto, Villa Collepere).
Presieduta dal vulcanico vignaiolo Umberto Gagliardi, la sua sede si trova all’interno dell’enoteca comunale posta nel foyer del Teatro Piermarini, luogo dalla storia secolare che nelle sue fondamenta nasconde delle antiche terme romane. È in questa magnifica location che è possibile degustare oltre 100 etichette di Verdicchio in abbinamento ai prodotti del territorio: una scelta apprezzabile che ha l’obiettivo di valorizzare le eccellenze di questo luogo che ancora mostra i segni del terremoto del 2016.
Tra le tante attrazioni di questa piccola cittadina in provincia di Macerata segnaliamo la bellissima Piazza Mattei con la sua fontana ottagonale in pietra bianca e il cinquecentesco Loggiato degli Ottoni. È qui che abbiamo avuto la fortuna di partecipare ad una cena con i produttori da mille e una notte.
Enrico Mattei e Matelica
E non è un caso se la più importante piazza della città sia intitolata ad Enrico Mattei, fondatore dell’ENI e tra le figure di spicco del XX secolo italiano. Marchigiano di Acqualagna ma molto legato a Matelica, Mattei fu tra gli artefici del boom economico degli anni ’60 e si impegnò personalmente per creare un distretto industriale nell’Alta Vallesina. È nelle fabbriche volute da Mattei che i matelicesi hanno trovato lavoro e benessere senza mai, però, abbandonare la campagna. Qui il legame con la terra è semplicemente troppo forte e, come da tradizione, buona parte dei guadagni è stata reinvestita nell’acquisto di nuovi terreni e macchinari agricoli o nella ristrutturazione dei fabbricati rurali.
È nata così la figura dell’operaio/contadino, diviso tra i turni in fabbrica e i lavori in vigna e in cantina. Il benessere diffuso ha poi spinto alcune famiglie a creare delle aziende vitivinicole, anche se la parcellizzazione della proprietà ha impedito la nascita di imprese di grandi dimensioni. Ancora oggi raramente le cantine della zona superano le 100 mila bottiglie di produzione annuale, eccezion fatta per le cooperative Belisario e Provima, nate rispettivamente nel 1971 e nel 1978 per creare uno sbocco commerciale alle tante uve prodotte dai viticoltori locali.
Il territorio
Il territorio di produzione della DOC nata nel 1967 (dal 2010 DOCG nella versione Riserva) si sviluppa tra le provincie di Macerata (nei comuni di Matelica, Esanatoglia, Gagliole, Castelraimondo, Camerino e Pioraco) e Ancona (nei comuni di Cerreto d’Esi e Fabriano). Le vigne sorgono fra i 350 e i 650 metri slm su terreni prevalentemente calcareo-argillosi che un tempo erano ricoperti da un lago salato. Siamo a circa 40 km dal mare, nell’unica valle marchigiana di grandi dimensioni ad essere disposta in direzione nord-sud. Questo fa sì che il clima qui sia più rigido rispetto alla zona dei Castelli di Jesi dove le valli sono perpendicolari all’Adriatico garantendo alle vigne l’influsso mitigante del mare.
Ecco perché a Matelica si hanno maggiori escursioni termiche tra il giorno e la notte e maggiori precipitazioni che spesso sono a carattere nevoso, vista anche la vicinanza delle montagne e in particolare del Monte San Vicino (1.480 mt slm). E in prospettiva questo sembra essere un grande vantaggio per l’areale di Matelica rispetto a quello di Jesi, dove la siccità e le temperature eccessive destano grande preoccupazione tra i produttori.
La storia
La coltivazione delle uve Verdicchio qui vanta una lunghissima tradizione, come dimostra un documento datato 1579 nel quale si consigliava di impiantare questo vitigno su un terreno della zona. La viticoltura, però, arriva addirittura in epoca preromana con le prime testimonianze che risalgono alla civiltà picena. È poi Plinio il Vecchio, nel suo Naturalis Historia, a declamare la qualità dei vini di queste terre mentre si narra che nel 410 d.C. il re dei visigoti Alarico, diretto a Roma con l’obiettivo di saccheggiarla, si fermò a Matelica per fare scorta del vino locale capace, secondo lui, di donare vigore ai suoi guerrieri esausti.
C’è da dire, però, che molto probabilmente il vino amato dai Visigoti non era il Verdicchio. Questo, infatti, sarebbe arrivato nelle Marche circa mille anni dopo ad opera dei contadini veneti giunti in zona per ripopolare le campagne svuotate dalla terribile epidemia di peste nera scoppiata a metà del XIV secolo. Ad avvalorare questa ipotesi ci sono le analisi del DNA che hanno dimostrato come Verdicchio, Trebbiano di Soave e Trebbiano di Lugana siano la stessa varietà, con queste ultime presenti in Veneto secoli prima dell’arrivo del Verdicchio nelle Marche.
Il cambio di nome della DOC
Longevità, grande spalla fresco/sapida e struttura: queste le tre principali caratteristiche che abbiamo ritrovato negli assaggi fatti nei due giornate passate con i produttori. Sempre sorprendente la versatilità del Verdicchio capace a Matelica di esprimersi su note fruttate e floreali nei vini d’annata per poi sfoderare incredibili sentori terziari nella Riserva DOCG ma anche in molte etichette DOC con lunghi affinamenti in bottiglia. Senza dimenticare gli spumanti e i passiti che offrono piccole produzioni di grande livello. “Pensiamo che il nostro territorio possa donare caratteristiche uniche al vitigno Verdicchio – conferma il presidente Umberto Gagliardi – Per questo, in collaborazione con l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, abbiamo deciso di modificare il nome della denominazione che dalle prossime annate si chiamerà Matelica DOC e Matelica DOCG”. È una scelta importante che ricalca l’approccio delle appellation francesi, dando visibilità al luogo più che al vitigno.
Siamo sicuri che nei prossimi anni sentiremo parlare di questo territorio dai grandissimi margini di crescita, come dimostra il +14% di bottiglie prodotte nel 2020. Grande anche la capacità di attrarre nuovi investitori visto il costo ancora contenuto della terra (tra i 20 e i 40 mila euro per ettaro) e gli evidenti vantaggi di essere un territorio fresco in un mondo che è sempre più caldo e siccitoso. Per ultimo segnaliamo l’ottimo rapporto qualità/prezzo delle etichette che nella maggior parte dei casi hanno un costo che si aggira intorno ai 15 euro a bottiglia. E parliamo di vini longevi e territoriali che in altri areali spunterebbero prezzi decisamente maggiori. Etichette che possono essere descritte con due parole: “Semplicemente Matelica!”.
I nostri migliori assaggi
Villa Collepere Verdicchio di Matelica DOC Grillì 2020
100% Verdicchio – Gr. 12,5%
Giallo paglierino con riflessi dorati. Naso intrigante in cui erbe aromatiche come salvia e rosmarino si intrecciano a richiami balsamici. Poi arrivano chiare le note di caramella agli agrumi unite a frutti gialli come la susina goccia d’oro. Chiude su un ricordo di salgemma e fiori bianchi. Sorso snello, agrumato e sapido in cui spicca il retrolfatto balsamico. Molto persistente. 4 mesi in acciaio sulle fecce fini.
Cavalieri Verdicchio di Matelica DOC Gegè 2019
100% Verdicchio – Gr. 14%
Giallo paglierino con riflessi dorati. Vino elegante che apre su note balsamiche che ricordano il pino silvestre. Poi arrivano la pesca gialla e le erbe officinale su un delicato sottofondo di fiori gialli. Sorso glicerico, caldo e salato che chiude su un lunghissimo finale che ricorda il pompelmo. 18 mesi sulle fecce fini in acciaio e cemento.
Bisci Verdicchio di Matelica DOC Vigneto Fogliano 2019
100% Verdicchio – Gr. 14%
Giallo paglierino con riflessi verdolini. Olfatto elegante ed evoluto che offre nitide note di gesso su sottofondo balsamico-mentolato. Seguono richiami di frutta gialla matura, agrumi e mandorla. In bocca è vibrante ma allo stesso tempo equilibrato grazie all’intreccio tra la grande freschezza, il calore e la morbidezza glicerica. Di grande impatto il finale in cui salgemma e agrumi si allungano su una scia delicatamente amaricante. Cru che nasce da un vigneto di 40 anni, fermentazione e maturazione in vasche di cemento.
Gagliardi Verdicchio di Matelica Riserva DOCG Maccagnano 2019
100% Verdicchio – Gr. 14%
Giallo paglierino con riflessi verdolini. Naso intenso e ampio che apre su note fruttate che ricordano l’ananas poco maturo. Poi frutta secca e note agrumate di cedro e pompelmo, erbe aromatiche fresche come il timo, note di camomilla e fiori bianchi. Il sorso apre morbido e caldo per poi rivelare la sua incredibile freschezza che dona agilità. Finale lunghissimo in cui la scia quasi salata si unisce a note ammandorlate. Tornano nel retrolfatto gli agrumi e le erbe aromatiche. Cru proveniente dal vigneto Cavalieri, 18 mesi in cemento sulle fecce fini.
Belisario Verdicchio di Matelica Riserva DOCG Cambrugiano 2018
100% Verdicchio – Gr. 13,5%
Giallo dorato. Naso esuberante che si presenta con sbuffi salmastri e note tropicali di mango e ananas. Poi è la volta di miele di acacia, camomilla, frutta secca, fiori gialli e pompelmo. Vino caldo e strutturato alleggerito dalla grande spalla fresco-sapida. Molto persistente il finale sapido e coerente in cui spiccano gli agrumi e le note amaricanti. 24 mesi in cemento con il 5% della massa che matura in barrique.
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