Di solito noi Vinomadi pianifichiamo in anticipo le cantine da visitare nei nostri viaggi, lasciando d’altra parte all’improvvisazione tutto quello che avviene durante il viaggio. Ma può capitare che si trovi all’ultimo momento il tempo per inserire una tappa in più e, spesso, il cambio di programma riserva splendide sorprese. Ci è capitato a gennaio del 2019, quando girando per i colli nei dintorni di Jesi abbiamo chiesto un appuntamento alla Cantina Santa Barbara di Stefano Antonucci; la fortuna ha voluto che Elena Lorenzetti, nipote di Antonucci e responsabile marketing dell’azienda, trovasse il tempo per regalarci una visita davvero speciale.
Arrivati nel piccolo comune di Barbara è facile comprendere che la cantina è da tempo un luogo cruciale del paese, custode di una storia che inizia oltre 30 anni fa. La struttura principale comprende anche un antico monastero che oggi ospita le botti per l’invecchiamento dei vini (barrique francesi da 225 litri e grandi Tonneau da 400 litri). Nel prossimo futuro potrà ospitare distributori e appassionati che arrivano da tutto il mondo. La cantina Santa Barbara infatti produce oggi circa 900.000 bottiglie l’anno (di cui la metà oltrepassa i confini nazionali) e l’ampia scelta di etichette nasce dall’utilizzo di Verdicchio, Lacrima di Morro d’Alba e Montepulciano, con una piccola parte dei terreni vitati a Cabernet, Merlot e Syrah. Una strategia commerciale attenta accompagna i vini prodotti da Antonucci in ogni continente, facendo di questa azienda un valido testimonial delle Marche nel mondo. “Avevo chiaro il mio obiettivo: produrre un vino che piacesse agli amanti del vino” si legge nel sito web a firma del fondatore e visitando in prima persona la cantina jesina è chiaro che questa volontà è rimasta immutata negli anni.
Sono 45 gli ettari coltivati, con viti di età variabile tra i 30 e i 45 anni, che crescono intorno ai 200 metri di quota su terreni argillosi con zone calcaree e ghiaiose. L’area è quella che si sviluppa tra Arcevia, Montecarotto, Serra de’ Conti, Cupramontana, Morro d’Alba e Barbara. In generale le uve che permettono di creare i vini Santa Barbara non mancano di struttura, ma giocando soprattutto con la grande freschezza e una finezza aromatica che si ritrova in tutta la linea. Ci è bastato attendere qualche minuto nell’area commerciale per immergerci in una storia fatta di riconoscimenti importanti (sono centinaia gli attestati di merito che tempestano ogni parete) condotta da un personaggio eclettico, quello Stefano Antonucci che appare in articoli di giornale apparendo sempre a suo agio sotto i riflettori. La modernità dell’impianto di produzione è in armonia con l’atmosfera rilassata che si respira, con ogni membro dello staff che pare decisamente “di famiglia”. “Quasi nessuno di noi ha iniziato direttamente con il vino – ci racconta Elena – io ad esempio sono un avvocato mentre mio zio lavorava in banca prima di lanciarsi in questa avventura. Probabilmente questo è anche un vantaggio, ma va detto che siamo tutti cresciuti in questa terra e la viticoltura è stata per tutti noi una grande passione”.
Mentre ci lasciamo guidare attraverso gli stretti corridoi dell’antico monastero, un luogo di rara bellezza, è impossibile non notare quanto Elena sia innamorata del suo lavoro. Quando più tardi avremo occasione di passare del tempo anche con suo zio Stefano è evidente che la stessa cosa sia capitata a lui. Purtroppo il tempo piovoso non ci ha permesso di visitare le vigne (non pensate subito che i Vinomadi si lasciano spaventare da qualche goccia d’acqua! In realtà è valsa la pena fare uno strappo alla regola per concedere più tempo alla degustazione!), ma nella sala dedicata agli assaggi è facile sentirsi immediatamente a contatto con le Marche. Prosciutto affettato come si faceva 50 anni fa, formaggi, salami ma anche sardine direttamente dal vicino Adriatico; è qui che ci siamo addentrati nel percorso attraverso i vini della cantina Santa Barbara, che hanno ampiamente meritato i tempi lunghi che vi dicevamo.
La degustazione
Graci Quota 1000 Contrada Barbabecchi 2013 (degustato dalla botte)
Sicilia Rosso Igp – Nerello Mascalese 97%, Nerello Cappuccio 3% – Gr. 13,5%
Rosso rubino trasparente. Naso elegante che a piacevoli note di piccoli frutti di bosco abbina una scia balsamica e ricordi di macchia mediterranea. Poi arrivano le spezie, la liquirizia e il rabarbaro. Bocca sottile che conferma la grande eleganza donata dall’altezza. Ingresso morbido e fresco che introduce un tannino vellutato e un finale sapido. Lunghissima la persistenza che rivela una perfetta corrispondenza gusto-olfattiva.
La degustazione
Graci Quota 1000 Contrada Barbabecchi 2013 (degustato dalla botte)
Sicilia Rosso Igp – Nerello Mascalese 97%, Nerello Cappuccio 3% – Gr. 13,5%
Rosso rubino trasparente. Naso elegante che a piacevoli note di piccoli frutti di bosco abbina una scia balsamica e ricordi di macchia mediterranea. Poi arrivano le spezie, la liquirizia e il rabarbaro. Bocca sottile che conferma la grande eleganza donata dall’altezza. Ingresso morbido e fresco che introduce un tannino vellutato e un finale sapido. Lunghissima la persistenza che rivela una perfetta corrispondenza gusto-olfattiva.
La degustazione
Graci Quota 1000 Contrada Barbabecchi 2013 (degustato dalla botte)
Sicilia Rosso Igp – Nerello Mascalese 97%, Nerello Cappuccio 3% – Gr. 13,5%
Rosso rubino trasparente. Naso elegante che a piacevoli note di piccoli frutti di bosco abbina una scia balsamica e ricordi di macchia mediterranea. Poi arrivano le spezie, la liquirizia e il rabarbaro. Bocca sottile che conferma la grande eleganza donata dall’altezza. Ingresso morbido e fresco che introduce un tannino vellutato e un finale sapido. Lunghissima la persistenza che rivela una perfetta corrispondenza gusto-olfattiva.
La degustazione
Graci Quota 1000 Contrada Barbabecchi 2013 (degustato dalla botte)
Sicilia Rosso Igp – Nerello Mascalese 97%, Nerello Cappuccio 3% – Gr. 13,5%
Rosso rubino trasparente. Naso elegante che a piacevoli note di piccoli frutti di bosco abbina una scia balsamica e ricordi di macchia mediterranea. Poi arrivano le spezie, la liquirizia e il rabarbaro. Bocca sottile che conferma la grande eleganza donata dall’altezza. Ingresso morbido e fresco che introduce un tannino vellutato e un finale sapido. Lunghissima la persistenza che rivela una perfetta corrispondenza gusto-olfattiva.