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La Maremma è famosa per i suoi paesaggi selvaggi e per quella sua aria d’altri tempi che ci ricorda le origini agricole di questo territorio poco antropizzato. E la sua genuinità attrae ogni anno moltissimi turisti stranieri desiderosi di scoprire il lato più sincero della Toscana. Alcuni di loro si innamorano a tal punto di queste terre che decidono di investire in attività che molto spesso hanno a che fare con l’ospitalità e l’enogastronomia. Questo incontro tra la sonnolenta provincia italiana e l’investitore straniero, ricco di idee e solitamente capace più di noi di apprezzare il nostro patrimonio artistico e naturalistico, è alla base di molti progetti di successo.

Tra questi spicca sicuramente Monteverro, cantina che si trova tra il bellissimo borgo medioevale di Capalbio e l’oasi naturale del Lago di Burano. Tutto nasce da un’idea di Georg Weber, giovane erede di una ricca famiglia di vivaisti bavaresi, che dopo aver sviluppato una grande passione per i vini francesi decide di investire nella viticoltura. Così comincia a viaggiare tra Francia e Italia alla ricerca del luogo adatto, fin quando nel 2003 arriva a Capalbio e insieme alla moglie Julia decide di acquistare 50 ettari di terra. Questo non prima di aver effettuato diversi carotaggi per conoscere la composizione dei terreni e verificare che fossero adatti ai vitigni internazionali che aveva deciso di impiantare: da quelli tipici del bordolese (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Petit Verdot) a quelli della Valle del Rodano (Syrah e Grenache), per finire con lo Chardonnay. A questi si sono poi aggiunti nel tempo gli autoctoni Sangiovese e Vermentino.

L’azienda nasce con il preciso obiettivo di competere a livello internazionale con i più grandi vini francesi. Un progetto ambizioso che ha richiesto un grande impegno economico che si è concretizzato nell’impianto di 30 ettari di vigne che ora sono in conversione biologica. La prima produzione si è avuta nel 2008 quando è stata inaugurata una moderna cantina dotata di ben 45 vasche di fermentazione troncoconiche da 50 ettolitri, 500 barrique e due grandi uova in cemento. In questo modo è possibile vinificare separatamente ogni singola parcella con le masse che vengono movimentate solo per gravità senza mai utilizzare pompe meccaniche. Il lavoro in cantina è coordinato dal giovane enologo francese Matthieu Taunay che ci ha accolti in azienda con grande simpatia. “Sin dall’inizio si è deciso di non puntare sul Sangiovese ma sui vitigni internazionali – conferma Matthieu – Naturalmente parliamo della nostra interpretazione influenzata da questo luogo specifico con le brezze che arrivano costanti dal mare, la flora autoctona con la macchia mediterranea e gli ulivi che circondano i vigneti e il terreno ricco di argilla e ciottoli”.

Il respiro internazionale del progetto è confermato dalla consulenza enologica del winemaker francese Michel Rolland e dell’enologo svizzero Jean Hoefliger. Questo approccio ha fatto sì che il mercato di riferimento non sia evidentemente l’Italia ma l’estero con Germania, Austria e Svizzera tra i maggiori importatori. Nel complesso solamente il 30% delle 200 mila bottiglie prodotte resta nel nostro paese. Ad influenzare questo dato vi sono anche i prezzi non certo da saldo: il Monteverro si aggira infatti intorno ai 100 euro mentre una bottiglia di Tinata costa circa 70 euro, cifre che pochi appassionati italiani sono disposti a spendere.

Ma come sempre il giudizio su un vino deve essere libero da qualsiasi considerazione sul prezzo e nella bellissima sala degustazione con vista sulla bottaia abbiamo potuto apprezzare l’alta qualità media dei vini di Monteverro. Siamo partiti dallo Chardonnay 2014, interamente fermentato in barrique in cui svolge la malolattica. Poi metà della massa sosta 14 mesi in uova di cemento mentre il resto continua per lo stesso periodo a maturare nelle barrique per il 20% nuove. Al naso è ampio offrendo sentori di frutta gialla matura, frutta secca, gesso e fiori bianchi. Il sorso offre un perfetto equilibrio tra morbidezza e spalla fresco-sapida con un finale molto persistente in cui il legno è sempre ben gestito.

Poi è stata la volta del Verruzzo 2014, blend di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot arricchito da una piccola percentuale di Sangiovese. Un vino di carattere dal color ciliegia intenso dove frutta croccante, sentori di sottobosco e note di menta si mescolano con eleganza. Il Terra di Monteverro 2014 (Cabernet Sauvignon 50%, Cabernet Franc 30%, Merlot 15%, Petit Verdot 5% – 20 mesi in barrique) si presenta con una forte scia balsamica cui seguono note di sottobosco, fiori primaverili, piccoli frutti rossi e tabacco. In bocca è molto fresco e sapido ma nel complesso equilibrato grazie alla struttura e alla componente alcolica ben integrata. Il tannino nobile introduce un lungo finale fruttato.

Da urlo la batteria finale con il Tinata 2010 ad aprire le danze (70% di Syrah, 30% Grenache – 14 mesi di maturazione in barrique per il 50% e in uova di cemento per il resto della massa). Marasca, pepe rosa e lavanda dominano un naso ampio che ricorda la Provenza. Coerente il sorso che esprime piacevole freschezza e un tannino setoso. Le ultime due etichette degustate rappresentano la piena espressione del progetto: parliamo di due annate di Monteverro, quello che l’azienda definisce il suo Premier Cru (Cabernet Franc 40%, Cabernet Sauvignon 35%, Merlot 20%, Petit Verdot 5% – 22 mesi in barrique). La 2014 propone erbe aromatiche, frutti rossi, richiami floreali e balsamici. Il sorso è caratterizzato dalla grande sapidità abbinata a buona freschezza e tannino di qualità. La 2008 propone invece eleganti note di mora, tabacco, spezie, alloro, sottobosco, humus e funghi. Il sorso è caldo e dotato di spiccata freschezza. Il tannino nobile apre la via ad un lunghissimo finale sapido e fruttato.

La giornata si è conclusa con una tipica merenda toscana abbinata al Monteverro 2014. Nel complesso possiamo dire che a meno di 10 anni dalla prima annata prodotta i vini di Monteverro possono già vantare una loro personalità che si è andata via via affinando nel tempo. Evidenti e costanti i richiami alla macchia mediterranea, l’abbondante freschezza e la sapidità donata dalla vicinanza del mare. Un timbro che la Maremma lascia nei vini ma anche nell’animo di chiunque abbia la fortuna di visitarla.

Monteverro

Anno di fondazione

Ettari

Bottiglie prodotte