Siamo stati a Cori (Lt), patria del vitigno Bellone, in occasione della presentazione del nuovo Metodo Classico Korì Pas Dosé 2016 di Cincinnato.
Verduschia, Ucelut, Sgavetta, Plassa, Ortrugo, Crovassa, Bervedino… Sono solo alcuni dei più improbabili nomi di vitigni che noi Vinomadi abbiamo individuato nel bellissimo volume Vitigni d’Italia curato da Attilio Scienza. E sapete qual è, a nostro avviso, il nome più fico? Eh sì, proprio lui, Bellone. Pensate a quanti esperti di marketing e comunicazione ci sarebbero voluti per trovarne uno altrettanto efficace. Un nome che rievoca la bellezza ma con la tipica ironia dei romani veraci.
Perché è vero che Cori si trova in provincia di Latina ma siamo pur sempre ad un tiro di schioppo dai Castelli Romani dove il Bellone può intervenire fino ad un massimo del 30% nei vini a denominazione Frascati. Se invece da Cori si va verso il mare di Anzio e Nettuno, antichi luoghi di vacanza dei patrizi e degli imperatori romani, ecco che il suo nome si trasforma in Cacchione con le vigne che in buona parte sono a piede franco grazie ai terreni sabbiosi che preservano le radici dagli attacchi della fillossera.
Ma quali sono le caratteristiche di questo vitigno dalle origini antiche che molti identificano con l’uva pantastica (o uva pane in quanto si mangiava insieme al pane) citata da Plinio il Vecchio nel suo Naturalis Historia (77-78 d.C.)? Beh, se giustamente ogni anno tutte le guide celebrano il Verdicchio premiando la sua incredibile versatilità, possiamo dire che anche il Bellone può essere vinificato nelle versioni ferma, spumante (sia Martinotti che Classico) e passito. Questo perché ha una buona capacità di accumulare sia gli zuccheri che gli acidi, specialmente nei terreni vulcanici tipici di Cori. Qui, infatti, siamo all’estremo lembo sud del gigantesco vulcano laziale, sulle colline strette tra i monti Lepini e la costa pontina, distante pochi chilometri. Buccia spessa e grande vigoria ne completano il profilo ampelografico (pare che il nome Bellone derivi proprio dalla bellezza e vigoria del grappolo).
Durante l’evento organizzato da Cincinnato nel suo bellissimo Wine Resort, struttura realizzata qualche anno fa con l’obiettivo di promuovere l’enoturismo attraverso l’accoglienza e la ristorazione, abbiamo avuto modo di degustare diverse etichette tra cui il neo arrivato Metodo Classico Korì Pas Dosé 2016. Si tratta della terza bollicina a base Bellone prodotta dalla cooperativa nata nel 1947 e guidata da Nazzareno Milita. Il Pas Dosé si va ad aggiungere, infatti, al Brut Spumante (metodo Martinotti) e al Brut Metodo Classico nato nel 2018. “Realizzare uno spumante non dosato con il Bellone è stata veramente una grande sfida – ha raccontato Nazzareno durante la degustazione – Avremmo voluto produrlo anche nel 2015 ma l’annata troppo calda non ce l’ha permesso. Nel 2016, invece, abbiamo avuto un’annata più fresca e abbiamo destinato una quantità maggiore di uve alla produzione del Metodo Classico per un totale di 34 mila bottiglie tra Brut e Pas Dosé”.
E in effetti degustando le due annate fin qui prodotte di Korì Brut Metodo Classico abbiamo potuto verificare la piacevole morbidezza e il grande equilibrio dell’annata 2015 e la maggiore freschezza dell’annata 2016. Interessante anche il confronto tra il Brut e il Pas Dosé 2016 con quest’ultimo caratterizzato da un naso maggiormente balsamico e vegetale e una freschezza citrina che dona persistenza al finale sapido. Molto più composto, come è giusto che sia, il Brut che con i suoi 4 g/l di zuccheri residui riesce ad offrire maggiore equilibrio.
Siamo curiosi di riassaggiare lo scalpitante Pas Dosè 2016 per verificarne l’evoluzione sia in bottiglie già sboccate che in altre che andranno a fare un più lungo affinamento sui lieviti. Affinamento che probabilmente gioverà a questo già ottimo spumante che nel caso della bottiglia da noi degustata aveva sostato 40 mesi sur lie con sboccatura effettuata ad aprile 2020.
La degustazione
Korì Metodo Classico Pas Dosé 2016
100% Bellone – Gr. 12,5%
Giallo paglierino brillante, perlage fine e abbondante. Un invitante sentore di crostata di limone si unisce a chiari ricordi di erbe aromatiche (menta su tutte) e officinali. Poi frutta gialla (susina goccia d’oro), fiori gialli e mandorla su sottofondo balsamico e agrumato. Sorso vivo che offre buona freschezza e sapidità. Mediamente persistente il finale che lascia in bocca un ricordo di pompelmo rosa. 40 mesi sui lieviti.